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I CASALI NEL REGNO DI NAPOLI
IL CASTELLO DI PONTE
Se vuolsi un episodio abbastanza espressivo sul modo avvicendato di -promiscuità_e di lacerazioni d’un térritorio civico, occorre guardare le vicissitudini del Castello di Ponte e del suo territorio:del piccolissimo Ponte che, congjunto come frazione — in antico si sarebbe detto un casale — prima al Comune di Casalduni e poi al Comune di Paupisi, in questa Provincia, ha la sorte di essere in prossimità d’una stazione di ferrovia, cui dà il nome.
Al tempo andato s’incontra non di rado il ricordo del Castello o del feudo di Ponte. Nel rilevante « Catalogo de’ Baroni », sotto Guglielmo Normanno, e rammentato il feudo di Ponte; come, nelle donazioni di Carlo I, dopo la battaglia di Tagliacozzo. (G. Summonte, Hist. del R.. di Napoli, T II). Più tardi, nel 1504, il signore di Ponte mori senza eredi in feudalibus; e quindi i suoi beni furono, dal Gran Capitano, donati, al Duca di Termoli. (C. De Lellis, Fam. Nob. del Regno, P. 1, 334). Anche da Leandro Alberti è indicato « Castello Ponte, nel paese di Benevento ». (Descritt. di tutta Italia, 279,).
Si deve però risalire a notizie più antiche. Da documenti dell’età Longobarda si ritrae che una concessione fu fatta dal Principe di Benevento al Monastero di San Zosimo e Lupolo, di questa città, appunto del tenimento di Ponte, che allora si distingueva col nome di Sanctae Anastasiae: titolo tutt’ora appartenente ad una sua chiesa diruta e ad. un prossimo ponte di struttura romana. Dal ponte della « Via Latina si denominò, forse, la rocca?
Nel 908, il Principe Pandolfo concedeva, a quel Monastero il Castello Ponte di S. Anastasia, e le sue pertinenze, nonchè gli uomini abitanti in detto Castello, con l’obbligo a tali abitanti di rimanere sempre sotto la potestà del Monastero, e rendere ad esso i servigi che avrebbero dovuto prestare al Principe. Inoltre era data facoltà al Monastero d’innalzare castelli (castella facere,) nel territorio donato — ossia di costruire rocche o paesi, — e di mandarvi o di condurvi ad abitare uomini che sarebbero rimasti sotto il dominio del detto Monastero di San Zosimo (Ugelli Italia Sacra, VIII, 68).
Infatti nel territorio conceduto che doveva essere ampio, secondo si desume dal privileggio dato per popolano — vennero eretti dei paesi. Non ad altra origine pare assegnata anche la prima costruzione di Pontelandolfo (D.Peruggini,Monog. di Pontelandolfo); non ad altra potrebbe agevolmente ricondursi quella di Casalduni, posto nel territorio intermedio, e che riproduce anche nel nome I’ impronta d’ una costruzione secondaria, o di casale:Casal-duni, ovvero Casal-ono, come si trova scritto nel 1500. Quei due paesi appariscono numerati nélla stessa provincia (Principato Ultra) nel 1600, con una grande superiorità di abitanti rispetto a quelli di l’ante, sul cui territorio erano già sorti: Ponte-Landolfo aveva 193 famiglie, Casalduni 124, Ponte appena 34 (Almagiore, Racc. di Notit. Hist. 9).
Occorrerebbe una monografia sul Castello di Ponte per seguirlo in .tutte le sue trasformazioni: certo negli ultimi secoli quel Castello — che già era a capo della contrada donata dal Principe Pandolfo, e che nell’ambito suo aveva visto sorgere nuovi paesi — cadde in uno stato d’inferiorità estrema, tanto da essere appena una piccola dipendenza, una frazione del prossimo Casalduni.
Di esso seguì le sorti, separandosi dalla Provincia di Campobasso, quando venne costituita dal Dittatore la Provincia di Benevento; e a questa tuttora appartiene, ancora come frazione; ma non più unito a Casalduni, essendo stato —con bizzarro salto topografico — accoppiato a Paupisi. Per lo sviluppo acquistato nella vicinanza alla ferrovia, diverrà presto Comune autonomo.
Ecco il Castello di Ponte apparire, innanzi, al Mille, come il centro d’un territorio su cui si sviluppano vari paesi; riapparire poi in concessioni feudali; indi come un aggregato dipendente da uno dei villaggi sorti nel proprio tenimento; separarsi anche da quello nella recente vita amministrativa; e presentarsi oggi come la frazione d’un Comune estraneo, già pure un « càsale »:
Casalis Paupisiorum, secondo la bolla del Papa Clemente VI.
Di necessità il territorio, prima unico ed esteso, si venne conformando in tanti brani, quanti erano i nuovi paesi ivi nati, e una parte soltanto ne avanzò al Castello o paese primitivo. E quando l’umile Ponte venne unito a Paupisi — col quale prima non ebbe alcuna affinità, nè per territorio, nè per giurisdizione, nè per commerci, — serbò, quasi a vestigio della superiorità perduta, ancora distinto il proprio tenimento, ossia un lembo del pristino agro posseduto al tempo della donazione del Principe Longobardo...
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