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ANGELO  MICHELE IANNACCHINO VESCOVO DI TELESE O CERRETO

FINITO DI STAMPARE NEL 1900


Castel-Ponte e Casalduni colle Badie

di S. Lupolo, S. Anastasia ed altre ancora.

 

Dopo aver parlato di Telese e Cerreto non s’ inarchino le ciglia, se parli di Castel-Ponte, giacchè questo è antico e di massima importanza negli antichi tempi, perchè posto allo sbocco della Valle Telesina in quella di Benevento, come a luogo di passaggio. Ivi come avvoltoi stavano alla vedetta temuti signori per far man bassa sui viandanti ed esigere il pedatico, e di quivi andavano e venivano eserciti in quelle guerre sterminatrici, che conti e baroni si facevano fra loro, onde gli assalti e gli assedii sostenuti da Castel-Ponte, Castel-Fenicolo, distrutto, o Torrecuso tutti in questi pressi nelle due apposte rive del Calore. Ancora sussiste la taverna ove si esigeva il pedatico detta del passo e mi si additò la pietra sopra cui erano scritte le tariffe.

Ma prima che scriva di esso e Casalduni, mi piace far notare , che proprio in questa contrada ove si erano tanti castelli di prepotenti baroni, la divina Provvidenza quasi per ammansirli dispose far sorgere molte Badie dell’ ordine di S. Benedetto da Norcia. E furono i religiosi benedettini che vi fondarono grauge, celle o monasteri iniziando nuova collo isboscare monti, colline, terre divellute saldoni , infrenare fiumi che le avevano rese palustri e di aria malsana e col dar vita a famiglie coloniche asservite ai monasteri, che indi diedero cominciamento a fiorenti borgate.

Il monastero di S. Lupolo e Zosimo, ora villaggio, era antichissimo, anzi era una grangia o cella dipendente dall’omonimo in Benevento, il quale fu poi donato da P. Nicolò V al Capitolo Beneventano nel 1430, come dall’ Ughelli , e fu questo Pontefice che converti in commende diverse Badie Benedettine divenute albergo di vizii ed inosservanti delle regole dettate da S. Benedetto. Quivi presso era la Badia di S. Maria delle Grotte costrutta fra Io spacco orrido ed inaccessibile di un monte nel 940 da Atenolfo I Principe di Benevento e Capua. I Benedettini la tennero fino al 1443, nel qual’ anno fu dal prelodato P. Nicolò X7 data in commenda. Fin dal 774 l’Abate Rimacauso edificò Chiesa e cella di S. Stefano a Strada, e questa con tre condome e colla Chiesa di S. Adiutore in S. Agata presso Limata al luogo detto Sombuceto e con le altre di S. Angelo e S. Maria che erano in quei pressi, fu dal Duca Aregiso donata a S. Sofia in Benevento. Allo stesso Abate di S. Stefano  a Strada troviamo fatta un’ altra donazione nel 750 del Duca Gisolfo di terre e selve e poi nell’ 800 la donazione di una parte di Limata. In quel torno venne su un’ altra Badia insigne ed è quella di S. Anastasia  presso Ponte, ove tuttora si ammirano le rovine coll’antico campanile ancora intatto e solo ha cangiata destinazione, cioe d’albergo di vivi in soggiorno di morti, formando oggi l’area del camposanto di Ponte. Da un Diploma del 980 apprendiamo che Pandolfo Principe di Benevento, a preghiere del Conte Adelfredo donò a Giovanni Abate di S. Lupolo il monastero di S. Anastasia in Ponte coll’obbligo di ricostruire il castello e renderlo abitato con dipendenze del monastero. Ciò mostra come un quelle guerre omicide Ponte mai sempre ne ha pagato lo scotto , giacchè assai volte lo troviamo disabitato e distrutto ed indi novellamente rifatto, e popolato. Nel suo territorio era la Chiesa di S. Dionigi , e di questa si fa parola in assai carte e a suo riguardo trascrivo dall’ Ughelli: « Roffrido Plaesule an: 1087, Victor III Beneventi Synodum celebravit mense Augusto , qua tempestate idem Ruffridus Ecclesiam S. Dionysii sitam extra castrum Pontis, S. Anastasiae comitatus Telesini solenni ritu, dedicavit ».

L’Ostiense e Pietro Diacono nel lib:IV— Cap: XVI della. Cronaca Cassinese scrivono « Che nel 1095 essendo Abate Desiderio in M. Cassino Baldovino Signore di Castello Ponte miei Contado di Telese donò a S. Benedetto « Ecclesiam S. Dionisii de praedicto Castello S. Anastasiae,

quam ipse, valde parvulam reperiens ac vetustam, fundamentis renovavit et ampliavit, eanique uonnullis possessionibus. atque colonis dotans et mansiones incircuitu constituens, Domnum Roffridum Archiepiscopum Beneventi illam dedicavit ». Con detta Chiesa il predetto Baldovino donò ancora selve, vigne, terre colte ed incolte e le Chiese fin da epoca remota costrutto in essa « videlicet Ecclesiam S. .Mariae quae in Arvente vocatur cum pertinentiis suis, Ecclesiam S. Angeli quae dicitur ad Gruttam cum omnibus pertinentiis suis, Ecclesiam Sancti Barbati cum omuibus pertinentiis suis, Ecclesiarn S. Iuliani quae constructa est in Territorio Limatae quae dicitur ad pugnam. Insuper et Ecclesia S. Erasmi intrafines ipsius Castelli Pontis S. Anastasiae in loco ubi dicitur Ferrarii cum molendinis sex in Fluvio Alenti juxa ipsum Castellum Pontis et piscaria in fluvio Calore ubi dicittur Decembri ecc. »  Per il che a base di tali documenti e di altri moltissimi che avremmo potuto produrre, ognun vede quale e donde la genesi delle ville e borghi che oggi si vedono in queste contrade. Le condome o corti divennero col tempo Casali, le celle o grange si caugiarono in ‘vichi, e le Chiese e Monasteri diedero origine a fiorenti borgate.

S. Lupolo, Casalduni, Pontelandolfo, Castel Ponte, Paupisi ed altre terre ancora ripetono la loro origine dalle cose innanzi esposte, giacchè sullo spianato del monastero si faceva la fiera e il mercato, e  attorno ad esso si fabbricavano le case.

La prima volta infatti, che troviamo parola di Casalduni, è in una Bolla di P. Clemente VI spedita d’Avignone nel 1333, ove determina i confini del territorio di Benevento, nella quale si esprime così « In primis Castrum Pontis inhabitatum, Castrum Casaldoni, Castrum Campilactarii, Castrum Fragneti Monfortis» ecc.. Dal che si argomenta la non grande antichità di Casalduni, il quale in Origine ricorda alcun vico o condoma o corte composta di coloni affigliati alla gleba sul territorio delle Badie circostanti, ma di poco momento sotto i riguardi militari o strategici. Altrimenti poi va la cosa per Ponte il quale sito in una posizione imponente sul Calore con di rincontro Castel Fenicolo e Torrecuso, serrava la valle Telesina della parte di Benevento. Dal che ognun vede come fin dalla Signoria dei Longobardi doveva esistere e fu il bersaglio delle fazioni avverse. Infatti esso per il primo troviamo in mano ai Normanni , quando accerchiavano Benevento da ogni parte per disfarsi dei Longobardi.

Nella pace fra Beneventani e Normanni , dopo deposto il Connnestabile Landolfo della Greca, essa fu giurata per parte dei Normanni dal Conte Roberto, Raone di Ceppaloni ed Ugo di Castelpotone nel 1116. La sbaglia l’ Ughelli che dice di Castelloponte, ecco le parole di Falcone Beneventano quali si leggono nel loro testo originale « Comes adveniens Robertus   et Rao Dominus Caeppalonis et Ugo de Castellopotonis ». Nella guerra poi che segui fra Rainulfo e Ruggieri troviamo Ponte posseduto da Baldovino suffeudatario di Rainulfo. Da ciò i suoi malanni, perché nel 1134 1’ Abate Telesino ce lo dice preso da Ruggieri senza aggiungere altro, ma la cosa non dovette essere così liscia, perché poi ci è indicato, come un feudo disabitato in epoca non lontana.

Sterminati da Re Ruggieri in odio di Rainulfo tutti i partigiani di costui, troviamo la Valle Telesina data in fendo alla prosapia di Raoue. Scrive Carlo De Lellis nel suo discorso delle Famiglie Nobili del Regno di Napoli, che Guglielmo Sanframondo figlio del sunnominato Buone signoreggiò

con poche varianti siffatta Valle dal 1151 fino ml 1504. Castel Ponte fu tenuto dai Sanframondo, ma col titolo di Barone e spesso la loro signoria la troviamo interrotta. Infatti nel 1289 Carlo I d’ Angiò diede questo castello assieme a Fragneto, Torrecuso e Lapellosa a Giovanni Francipane della Tolfa signore di Astura per aver catturato Corradino e compagni dopo la disfatta di Tagliacozzo, ai quali fece poi mozzare il capo sulla piazza del Mercato in Napoli. Non sappiamo quando, ma il Candida ce lo dice, che indi fu posseduto dalla famiglia Brancaccio Napoletana e di grande potenza.

I Baroni di Ponte taglieggiavano i viandanti terribilmente per 1’ esazione del pedatico con grave pregiudizio del commercio, ed in conseguenza di questo Re Ferdinando I d’Aragona l’ abolì ed in vece del pedatico assegnò ad esso Barone 40 once di oro sulle entrate del Regno. La continuata permanenza dei Saniframondo in Ponte finì col prendere il cognome dalla terra, della loro ordinaria dimora, infatti abbiamo Tommaso de Ponte e simili appartenenti a quella prosapia.

Nel sec: XV Ponte con Fragneto Monforte in conseguenza di avere i Sanframoudo preso parte alla famosa congiura dei Baroni, furono donati e venduti alla famiglia Mouforte. Ancora questa ne fu spodestata per fellonia, e da Ferdinando II d’ Aragona nel 1493 furono i detti feudi venduti ad Andrea De Capua Duca di Termoli e tale vendita fu confermata da Re Federico nel 1496.

Di poi couì patto di riscatto furono da esso Duca vonduti Ponte col feudo disabitato di Monterone a Margheritone Loffredo, il quale nel 1422 cede liberamente a Diomede Carafa Conte di Maddaloui. Indi per via di vendita passo Ponte da uno ad altri feudatarii vice nel 1524 ai Crispano, nel 1544 ai Carbone, nel 1546 a Rinaldo Carafa, nel 1563 a Nico1antonio Caracciolo Marchese di Trevico. Essendo costui oberato di debiti i suoi feudi furono dal S. R. C. posti in vendita e comprati da Fabrizio Sarriano Conte di Casalduni, nel 1583. I Sarriano nel 1722 ebbero il titolo di Duca di Ponte da Carlo VI di Austria, e costoro lo tennero fino all’ abolizione dei privilegi feudali.

Ponte posto Sopra un colle fra l’ Alente ed il Calore ha aria insalubre e la sua popolazione è stata mai sempre decimata in prima dalle guerre ed indi dalle febbri così da formare ora una. frazione del Comune di Casalduni ed ora di quello di Paupisi. ha una Chiesa Curata sotto il titolo di

S. Ànastasia fondata in quella della Badia omonima di cui abbiamo parlato e donde le Origini della terra. Essa era un tempo di dritto patronato dei Baroni di Casalduni e perché era di disagio al popolo lo scendere dal monte in questa antica. Chiesa Badiale per l’amministrazione dei Sacramenti, fu disposto dai Vescovi di quel tempo in S. Visita , che i Sacramenti in prima si amministrassero nella Chiesa della SS. Trinità prope muros Castri Pontìs ed indi in quella del SS. Rosario.

Oggi la Chiesa di S. Anastasia, che Monsignor De Bellis dice perpu1era, non è più, e Ponte ha una sola Chiesa, che è quella del SS. Rosario, la quale di recente è stata bellamente rifatta dal suo zelante Arciprete Domenico Amato di Pietraroia.

Non di eguale antichità e nè di eguale importanza, fu Casalduui, il suo territorio faceva parte di quello di Ponte e ricorda casali appartenenti a Chiese o a Monasteri ovvero alcuna condoma o corte di coloni asserviti alla gleba e spettante ai detti Monasteri o Grange, e forse ancora ad alcuno dei longobardi conquistatori o pure dei Normanni. Crebbe di poi per numero di abitanti e lo troviamo additato col nome di Castrum solo al tempo degli Angioini e difatti nell’architrave della finestra dell’ Oratorio del castello sotto il titolo di S. Nicola ai legge: Anno Domini MCCCVIII 31 X.bris Innanzi aI 1415 Casalduni apparteneva ai Sabrano Conti di Ariano venuti fra noi con Re Carlo I d’Angiò e questi furono potenti signori di Ariano di Puglia, Apice, Montecalvo ed altro terre ancora. Ma i Sabrano furono  spogliati dei detti feudi dopo aver consigliato Giovanna II Regina di Napoli ad adottare Luigi d’ Angiò in pregiudizio di Re Alfonso d’ Aragona e furono dati a Francesco Attendolo Sforza famoso capitano di ventura, e che tanta parte ebbe nelle guerre fra Angioini ed Aragonesi indi Casalduni lo troviamo in mano ai Carafa di Maddaloni e Diomede lo concesse in dote a sua figlia Maria neL 1420 nello impalmare Pietro Caracciolo. Se non che nel 1502 Casalduni era posseduto novellamente dai Carafa ed in tal tempo già doveva avere un castello. in fatti nel Libro Magno della nostra Curia Vescovile troviamo nominato S. Nicola in Castro nella terra di Casalduni. Nel 1438 questa terra fu venduta ai Sarriano, i quali la tennero col titolo di Conte non altrimenti che Ponte con quello di Duca fino alla cessazione della feudalità. Il tremuoto, che nei 1688 rovinò Cerreto, travolse nelle sue rovine ancora Casalduni restandovi solo in piedi il Castello feudale e fuori le mitra le Chiese di S. Rocco e di S. Maria della Consolazione come dagli Atti di S. Visita di Monsignor De Bellis. Per le vicende politiche del 1860 questa terra ebbe molto a soffrire. giacché nel 1861. le fui dato il sacco ed indi messa a fuoco a di 14 agosto di detto anno. Fin dal giorno 7 agosto i fautori del caduto regime spingevano la plebe a rivolta e questa scoppiò in Pontelaudolfo, ove un drappello di soldati italiani a campare la vita si chiuse nel castello, indi, non vedendosi al sicuro, volle scappare, ma nei pressi di Casalduni fu massacrato, donde la rovina delle due terre messe a sacco e fuoco. Ha esso una Chiesa Arcipretale sotto il titolo dell’Assunzione di Maria, il cui Arciprete un tempo si nominava da quel Feudatario. Aveva in oltre questa terra una. Chiesa Ricettizia insignita, ma oggi è soppressa con grave danno di quel Clero per la. legge del 1867.

A complemento delle cose innanzi dette trascriviamo un documento di grande importanza per Ponte e la Chiesa Radiale di S. Anastasia e per le origini dello stesso: del seguente tenore « Pandolfus et Landolfus, divina ordinante cleinentia, Longobardorum gentis principes — Quapropter noverit omnium fideliun nostrorum praesentium scilicet et omnium futurorum sagacitas Iohannem venerabilem Abatem Monasterii sanctorum Lupuli et Zosimi, quod constructum est intus nostram Beneventi civitatem per Adolfedum Comitem dilectum nostrum fidelem, nostrum adiisse a Deo protegendum principem diguitatem, deprecaus ut pro Dei amore nostraeque patriae salvatione concederemus praefato suo Monasterio qualiter liceret illum in rebus eiusdem sui Monasterii de Ponte S. Anastasiae superioritatem facere, in qua ipsi homines liberi, qui in rebus eiusdem Monastenii residen: et laboran: de praedicto loco habitare debeant.... petiit, ut in eodem venerabili loco deberet nostra excellentia. Cuius petitioni usquequaque libenter assensum praebemus hos nostrae munitionis apices in eodem sancto Momtastenio fleri iussimus. Per quos orare.... sauctus orare, et praesens hoc infra corporeum praeceptum perpetualiter. Coucedimus in eodem loco, ut rectores eiusdem Monastenii potestatem habeant in rebus praefati Monasterii de iam dieto loco Ponte S. Anastasiae ad proprietatem et castellum secure habeant ipsi homines, qui in rebus ipsi de eodem loco habere et habitare in eodem Castello, vel ad habitaudum, et semper sub potestate Abatis

ipsius Monasterii permaneat, ut servitia quibus. ad partem reipublicae facere et persolvere debebunt ipsi homines liberi qui ibidem habitaverunt et ad partem dieti Monasterii persolveu: eam faciendam. Pariterque concedimus in eodem Monastenio, ut ubicumque in rebus eiusdem Monasterii rectores eius firmitates aut castella facere, ut potestatem ipsa facere et homines extraneos ibidem mittere et conducere ad habitandum , et sub dominatione Abatis ipsius loci permanere qualiter supenius diximus. Ea etenim concessione ea quae diximus firma quatenus amodo et deinceps partem praefati Monasterii eiusque rectoribus illud firmiter et securiter possideant sine ullius comitis, Gastald, seu Judicis, et cuiuscumque personae molestia. Et ut haec nostra commissio in Dei nomine plenius habeat vigorem et ab omnibus inviolabiliter observetur, manu supraseripsirmus, et annulis nostris subter iussimus sigillari ecc. » Seguono le firme dei Principi e del Notaio Madelfrid Chierico , indi « datum nonis Octobris in anno XXXVII Principatus Domini Paldolfi et anno XII Principatus Domini Landolfi, indictione nona.

Scriptum in Sacratisssimo Beneventano Palatio ».

Aggiungiamo che in un altro diploma di donazione dell’ Imperatore Lotario a M. Casino sotto 1’ anno 1137 confermato nel 1169 con un altro diploma dell’ Imperatore Enrico VI e da una Bolla di P. Ononio III, troviamo fra le altre cose donate « monasterium S. Georgii in Fenucleo, S. Ioannis in Torrecuso, S. Petri in Rossano, S. Angeli in Caprania, 8. Ianuanii, S. Martini, S. Dionisii, et S. Anastasiae in Ponte ecc. ».

Senonchè in carte posteriori non troviamo affatto più nominata la Badia di S. Anastasia, invece S. Dionigi in Ponte. Ciò risulta da molto Bolle Pontificie e diplomni di donazione fatte a. M. Casino, come da P. Pasquale II nel 1105 e 1113, da P. Callisto II nel 1123. da P. Clemente III nel 1188. Anzi nella Bolla ultima mentovata di P. Clemente III oltre che vi troviamo nominato «monasterium S. Dionysii in Ponte, S. Angeli in Capraria, S.Domnini in Telesia», abbiamo ancora trovato il nome di  S. Nicola di Telesia, che non sappiamo indicare, dove era. Tutto questo lo abbiamo a sempre più lumeggiare le antichità storiche della nostra Diocesi e massime di questa contrada assai ricca di memorie medievali.

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