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Ponte, 9 ottobre 1922, carta di dote dei promessi sposi Cosimo e Vespasimina
ai miei nonni Cosimo e Vespasimina
La dote è un elemento cardine antichissimo del matrimonio inteso come contratto e, all’origine, come compravendita. Non a caso, nel diritto romanico e germanico, la stesura dei patti nuziali sulle reciproche donazioni rappresentava già in sé l’atto giuridico del matrimonio.
A partire dal Medioevo, la dote, il corredo, divenne un obbligo non solo per i signori e le famiglie aristocratiche che sfoggiavano ricchezze, anche per le famiglie dei contadini divenne un’ossessione a tutto danno delle spose o meglio dei padri che dovevano accasare le figlie.
Col tempo la dote assunse le caratteristiche di un obbligo civile, di un dovere e di un segno della consistenza economica e della rispettabilità della famiglia tanto che era ritenuto disonorevole maritare una figlia senza dote.
La soppressione dell’istituto della dote è stata introdotta dalla riforma del diritto di famiglia del 1975 (legge n.151) ma, in realtà, ancora oggi sopravvive una forma di contribuzione alla vita matrimoniale da parte della famiglia della sposa: in primis, in base alle possibilità, la casa e/o terreni e le spese matrimoniali, poi la consuetudine di costituire il corredo e l’acquisto della camera da letto.
Il documento che si considera è una carta dotale del 9 ottobre 1922 e riguarda i miei nonni materni, Cosimo Laudato e Vespasimina Columbro.
E' uno strumento di analisi idoneo a descrivere gli usi ed i costumi locali del periodo legati alla tradizione della dote.
Testimonianza documentale che attesta la consuetudine, anzi il diritto delle ragazze ad essere dotate.
La rilevanza, dal punto di vista del costume, della costituzione del corredo era indispensabile per contrarre matrimonio.
Vespasimina era orfana di entrambi i genitori, possedeva casa e terreni ma la dotazione del corredo è per lei e per lo sposo essenziale.
E’ il fratello Antimo che si assume l’obbligo non solo affettivo di affrontare le spese e costituire il corredo.
La consegna della dote, non intesa nel senso più ampio come complesso di beni, ma la semplice "datio" del corredo viene effettuata ad entrambi gli sposi che ne sottoscrivono l'accettazione.
La descrizione dettagliata ed il valore sono oggetto di un atto.
Il corredo è composto da una parte per la casa ed una per la donna, materassi e coperte, biancheria, abiti, ma anche oggetti di rame per la cucina ed un armadio in noce.
La parte più ricca del corredo è quella relativa al letto matrimoniale.
Lana per materassi e federe per cuscini, materasso, saccone ( una specie di materasso riempito solitamente con foglie di mais), cuscini sassonia, biancheria primo letto in mussola ricamato, biancheria secondo letto, diciannove lenzuola.
Due coperte, una bianca, un’altra a tappeto, coperta “buttita” (imbottita), coperta di seta.
Presenza importante era la coperta elegante e fine, espressione visibile del livello economico della famiglia. Era esposta in tutte le occasioni in cui fosse necessario “apparire” come la nascita di un figlio o la morte di un familiare. Era persino esposta fuori dalle abitazioni durante il passaggio delle processioni religiose del Corpus Domini o del Santo patrono quale segno di omaggio al Sacro.
Oltre a ciò che serviva per la cucina e per la toilette erano presenti capi di abbigliamento personali.
Si legge nella dote di Vespasimina, a tal proposito: “venti camicie, tre sottanini con merletti e ricami, dieci paia di calzette, sciarpa di crepe, abito di lana bianco, abito di seta nero, tre abiti di lana, scarpe bianche e guanti bianchi”.
Il valore della dote non era solo equivalente alla fortuna della famiglia dotante ma anche diversamente proporzionata alla parte di eredità legittima spettante.
Il giorno 11 ottobre 1922, Cosimo e Vespasimina si sposano nella chiesa Santa Anastasia di Ponte.
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